– In memoria di Franco Loi –
Il 4 gennaio 2021 è scomparso il grande poeta, scrittore e saggista italiano che abbiamo avuto l’onore di annoverare tra i giurati del Premio letterario nazionale “Salva la tua lingua locale”, per le opere in dialetto e lingua locale. Il suo contributo all’evoluzione del Premio è stata fondamentale attraverso la sua grande competenza e umanità. Pubblichiamo di seguito un ricordo del prof. Giovanni Tesio.
Franco Loi è stato un grande amico, ma lo è stato per molti, perché in lui vibrava l’amor di vita e la coscienza dei rapporti, capace com’era di divinare il profondo. Il suo sguardo penetrava come un succhiello e la rabdomanzia degli occhi rivelava il nascosto, percepiva il segreto, lo svelava, lo rivelava.
Il suo rapporto con la realtà passava costantemente attraverso la coscienza del mistero, attraverso l’avventura dello spirito, il venticello di un Dio che sfugge alle strette confessionali dell’appartenenza esclusiva.
La sua sostanza d’uomo lo metteva in perenne ascolto di sé e dunque degli altri, pura emanazione ed espansione di una sua poetica comunità degli animi.
Ciò non significa che non fosse capace di distinguo e di severità di giudizio, ma ciò che colpiva in lui era la grazia indenne da livori, scevra di ogni scoria personale. I suoi rifiuti non erano mai privi, non dirò d’indulgenza, ma di amore.
Io so bene che la perdita di un amico ci induce a dirne l’impossibile, ma nel caso di Franco – di fronte alla parola che manca – la tentazione è ancora più forte e lo scarto più delusivo.
L’altro rischio è sempre quello che – parlando dell’amico – si finisca per parlare soprattutto di sé, e anche questo non va.
Per questo preferisco parlare i Franco attraverso due sonetti che ho scritto per lui in piemontese, e che dunque vogliono esprimere un sentimento di comunanza e di condivisione dialettale: la lingua di poesia che – senza esclusivismi territoriali – Franco e il suo Angel hanno perseguito sempre e hanno dettato e scritto, sostenendo la poesia, solo la poesia, nient’altro che la poesia.
Giovanni Tesio
Franco Loi, che d’amis l’has fosonà
përché l’has mai stantà a slarghé ij brass
spantjand ën poisìa l’àut e ‘l bass
che sempe stàit a son drinta toa ca.
Col’Angel che dandrin a l’ha detate
l’has ëscotalo sempe come ‘n frel
e con le toe paròle fòrte e mate
ën mond a tuj l’has dane largh e bel.
E or che la toa anima l’é là
a-i resta la soa stampa sì con noi
e a l’é parej che noi soma nen soj.
Toa euvra a l’é për noi toa ardità
ma chila pì che ti as consigna al temp
se con tò nòm a resistrà për semp.
Traduzione
Franco Loi, che di amici ne hai avuti tanti/ perché non hai mai stentato ad allargare le braccia/ spargendo in poesia l’alto e il basso/ che sempre sono stati dentro la tua casa.// Quell’Angelo che dentro ti ha dettato/ lo hai sempre ascoltato come un fratello/ e con le tue parole forti e matte/ un mondo a tutti ci hai dato largo e bello.// E ora che la tua anima è là/ resta la sua orma qui con noi/ ed è così che noi non siamo soli.// La tua opera è per noi la tua eredità/ ma lei più di te si consegna al tempo/ se con il tuo nome resisterà per sempre.
Oh, Franco, che dal tò l’oma tuj pijà:
da l’euvra ch’a s’ëntërsa ‘d mila vos
e nen meno da ti, maestro estros,
mostand-ne a vive ‘n tla necessità.
Necessità dla toa poisìa
ch’at canta ij son d’un milanèis d’ëndrin
bòfand travers ën cola fluta che ‘l Parìn
a arconòss ‘n soa mascarìa.
Angel d’un Dé fòra ‘d teologìa,
che ‘l paradis ‘n tera a peul canté
magara ‘n t’un balon ëd periferìa,
con ti noo ‘n t’un mar ëd maravija
përchè i é tante còse ‘n tò dité
e bariolà le fior dël tò vërzé.
Traduzione
Oh, Franco, che dal tuo abbiamo tutti preso:/ dall’opera che s’intreccia di mille voci/ e non meno da te, maestro estroso,/ che ci hai insegnato a vivere nella necessità.// Necessità della tua poesia/ che ti canta i suoni di un milanese di dentro/ soffiando in quel flauto che il Parini/ riconosce nel suo fascino.// Angelo di un Dio fuori di teologia,/ che il paradiso in terra può cantare/ magari in un pallone di periferia,// con te nuoto in un mare di meraviglia/ perché ci sono tante cose nel tuo dittare/ e di vario colore i fiori del tuo verziere.